“Negli occhi scuri un desiderio, nel cuore la speranza, in gola un nodo di lacrime che non riescono ad uscire e non possono tornare indietro… Nelle tasche un biglietto per Parigi … Dietro di se la certezza di una routine comoda ed incolore … Davanti a se l’incertezza di chi deve ricominciare tutto da capo… Mancano 25 giorni a Natale ed altrettanti desideri da esaudire… Da dove cominciare?…” (Impastastorie, Paris)
Un biglietto per Parigi, il gusto dolce della speranza
Quattordicesimo giorno del calendario dell’avvento di Impastastorie
Margherita posa una mano infreddolita sulla tasca del cappotto ed entra in casa accolta dal profumo della torta al cioccolato, ribes rossi e fiocchi d’avena che ha preparato nel primo pomeriggio. Qui si sente al sicuro. Lascia fuori la paura, appende i pensieri insieme agli addobbi dell’albero di Natale, cerca un sorriso in fondo al cuore ed va incontro al suo destino.
Sorridere ultimamente le è sempre più difficile, deve rincorrere il passato, i ricordi, quando tutto era più semplice, anche l’amore. Soprattutto l’amore. Da quando aveva incontrato Luca ci aveva creduto ed aveva lottato per difenderlo e vederlo crescere quel sentimento che le scoppiava nel cuore, che le faceva trascorrere notti insonni, versare lacrime a dirotto e fremere di desiderio per uno sguardo, una carezza. Quel sentimento che le aveva fatto capire cosa vuol dire progettare, costruire, sognare. Lei era aria, lui fuoco. Se lei soffiava troppo forte rischiava di spegnerlo. Se lui bruciava intensamente rischiava di lasciarla senza ossigeno. Il loro rapporto era un delicato gioco di equilibri. Lei creativa, solare, espansiva, generosa. Lui razionale, chiuso, diffidente, ma con un cuore grande. E proprio di quello, custodito sapientemente sotto una corazza, Margherita si era innamorata. Aveva impiegato anni ad allargare la breccia che era riuscita ad aprire per arrivare alla stanza segreta dove Luca nascondeva i suoi sentimenti. Piano piano, con tutto l’amore possibile, era riuscita ad entrare. In silenzio, in punta di piedi, si era accoccolata in un angolo del suo cuore e si era sentita al sicuro. E per tanto tantissimo tempo era andato tutto bene…
Una casa, dei progetti, risate, cene a lume di candela e serate da trascorrere abbracciati stretti sotto le coperte. Poi era successo qualcosa che li aveva allontanati, perché si sa che il dolore avvicina oppure allontana per sempre… A loro era successo così. Un dolore profondo e condiviso, la promessa di restare uniti per sempre sfumata in silenzi assordanti, incomprensioni, battibecchi fino ad arrivare a dormire voltandosi le spalle sugli spigoli opposti del letto, divisi da un muro di cose non dette, di lacrime trattenute, sguardi vuoti e sorrisi spenti. Un delicato gioco di equilibri che non reggeva più da quando Margherita aveva smesso di lottare, stanca di essere la più forte, stanca di tendere la mano, stanca di essere il riflesso di un amore alimentato solo da lei. Lui le era ancora accanto, ma era come se non ci fosse, il fantasma di quel che era stato, gli occhi senza luce, sul viso l’espressione spenta di chi non sa più cosa vuol dire sorridere.
E’ dicembre, da sempre il mese preferito di Margherita, che é nata a Natale e che ha sempre aspettato con ansia quella festa un po’ magica che riuniva tutta la famiglia, intorno ad un tavolo imbandito, nel calore della umile casa in cui era cresciuta. La sua é stata una vita di cose semplici, ma di sentimenti veri. E’ stata cresciuta con amore, non quello che si manifesta con abbracci, baci e regali, ma quello vero fatto di “hai mangiato?”, “come stai?”, “hai caldo, freddo?”, “ti accompagno?”.
L’amore autentico, istintivo, incondizionato e mai ostentato, fatto del prendersi cura, di piccole attenzioni, di un sughetto speciale al pomodoro, di risate e torte al cioccolato.
Margherita se ne prepara sempre una quando deve tirarsi su il morale, quando deve affrontare decisioni difficili ed anche quando deve festeggiare qualcosa di speciale. C’ésempre un buon motivo per una bella fetta di torta al cioccolato.
La consistenza morbida e vellutata del cacao che si scioglie in bocca ha un potere seducente e consolatorio, una carezza per l’anima e per il cuore, ha il potere di riscaldarti nelle giornate fredde, di rievocare ricordi e di stimolare la fantasia. E’ la sua arma segreta, la sua forza ed il suo rifugio.
Di fronte all’albero addobbato Margherita sta assaporando la seconda fetta di torta e si sente già un po’ meglio. Davanti a lei appoggiata sul tavolino di legno bianco la lettera che le ha spedito Luca ed un biglietto aereo. Cosa deve fare? Partire? Oppure lasciare le cose come stanno? E’ possibile recuperare il loro rapporto ripartendo dal punto di non ritorno in cui sono arrivati? Le cose posono ancora cambiare? Tornare indietro é impossibile, ma davanti… cosa c’é? Mille domande le affollaano la mente. Ha voglia di sentire sua madre o Lilli, la sua migliore amica, ma nello stesso tempo non vuole parlare di quello che le sta succedendo, parlarne sarebbe la conferma di un fallimento. Non ci riesce non ancora… Cosa deve fare? Si sta tormentando le mani come le succede sempre quando é agitata. C’é una sola cosa da fare… Tagliarsi un’altra fetta di torta.
Il sole la sveglia di prima mattina infilandosi timidamente tra le fessure delle persiane, le accarezza garbato una guancia svegliandola da un sonno profondo e ristoratore. Margherita strizza gli occhi nel tentativo di proteggersi dalla luce del giorno. Si stira stendendo le braccia dietro alla testa ed emettendo un grugnito. È’ sempre intrattabile al risveglio. Lo è’ sempre stata, fin da quando era solo una bambina che infilava la testa sotto le coperte bofonchiando “Ancora 5 minuti” alla madre che spalancava le finestre invitandola ad alzarsi.
Allunga un braccio in un gesto abitudinario, ma il letto dalla parte di Luca è’ freddo. Non ci ha dormito nessuno. Fa ancora fatica ad abituarsi all’idea. Si siede sul letto e con gli occhi ancora socchiusi cerca con la punta delle dita dei piedi le ciabatte di feltro. Ne trova una e poi borbottando si accuccia a recuperare l’altra finita inevitabilmente sotto al letto. Ha bisogno di fare colazione. Un bel latte di mandorle con il caffè all’amaretto ed una fetta di torta con cioccolato per far partire bene la giornata. Esce mentre la città si sta mettendo in moto, saluta Bruno il panettiere ed Angela la fruttivendola, si cala bene il berretto sulla fronte si stringe nella sciarpa ed attraversa la strada.
Ama quel piccolo quartiere di periferia dove si sente protetta da un retaggio di abitudini e riti quotidiani. Si ferma davanti al negozio di Erica e come sempre resta incantata ad osservare quel che la sua amica riesce ad ottenere intrecciando fiori freschi, secchi e bacche. Se la gente non la prendesse per pazza si comprerebbe una corona di fiori. In fondo l’idea di un giardino fiorito che circondi sogni e pensieri le sembra poetica e romantica e mai come ora in vita sua ha bisogno di vedere la “vie en rose”…
Tant’è che il pensiero ritorna sempre li. Automaticamente posa la mano sulla tasca del cappotto color melanzana che era appartenuto a sua nonna. La busta e’ ancora al suo posto, sono i suoi pensieri che continuano a vorticare e fluttuare nell’aria come mulinelli di vento. Sta per entrare nel negozio di Erica. Ha già la mano, avvolta in soffici guanti di lana, appoggiata sulla maniglia, quando una lacrima, che si insinua tra le rime delle ciglia, la fa desistere. Lasciare tutto questo, i suoi amici, la sua famiglia, la sua vita fatta di piccole certezze, per posto sconosciuto ed un futuro tutto da scrivere… Ne sarebbe capace? Per cosa poi? E per chi?
Se c’é una cosa che la vita le ha insegnato é di non fare mai più nulla che non sia un bene anche per se stessa, sopratutto per se stessa, perché è’ dalle insoddisfazioni latenti che nascono le crepe più grandi che minano i rapporti, d’amore, d’amicizia, di lavoro, di vita. Percorre il suo quartiere in lungo ed in largo senza destinazione fissa in cerca di risposte che forse non arriveranno mai. È’ già tardi quando si incammina lungo il belvedere con le mani affondate nelle tasche ed i pensieri stretti al caldo sotto allo spesso cappello di lana. La sera e’ frizzante, il tramonto incantevole. Le nuvole disegnano strisce d’argento su uno sfondo che sfuma dal rosso al violetto. La luna sorride agli innamorati che dalle panchine, guancia contro guancia, si godono lo spettacolo. Margherita sente una morsa stringerle lo stomaco e nonostante tutto sorride di fronte all’amore. Accelera il passo ed inizia a canticchiare una canzone di Natale. È’ il suo modo di esorcizzare il dolore. Deve passare a comprare del cocco e dei lamponi prima della chiusura dei negozi. Ha bisogno di una torta. Naturalmente la coprirà di cioccolato per lasciarsi avvolgere da un caldo abbraccio di cui, nonostante non voglia ammetterlo, sente terribilmente la mancanza.
Luca è’ ancora in ufficio. In piedi davanti alla grossa finestra osserva la luna sopra i tetti della meravigliosa città che lo ospita. Gli manca Margherita. Si chiede come abbiamo fatto ad arrivare a quel punto. Dopo tanto amore com’è possibile arrivare al punto di non sopportarsi più? A volte il dolore mostra le nostre debolezze più profonde, perché solo chi è’ davvero forte riesce a continuare ad amare… nonostante tutto. Lui é debole. Non solo non riesce più ad amare, ma non si ama più. Non gli piace quel che vede allo specchio ogni mattina nonostante tra diete e fitness, non sia mai stato così in forma. E’ solo un involucro tirato a lucido, un guscio scintillante intorno ad un pugno di cenere. La sera prima, tornando a casa nella città illuminata a festa, gli era successa una cosa che lo aveva turbato. Una bimba bellissima,con profondi occhi verdi ed un cappottino di velluto rosso, correndo gli era piombata addosso. Poi imbarazzata gli aveva chiesto scusa, aveva sorriso ed era tornata di corsa verso i suoi genitori che l’avevano stretta e ricoperta di baci. Era una bellissima immagine. Un quadro perfetto. Una bellissima famiglia. Un meraviglioso seme di speranza … D’impulso era tornato a casa di corsa per scrivere una lettera che aveva spedito in Italia insieme ad un biglietto aereo di sola andata a cui aveva affidato il suo cuore.
Fa freddo, il vento soffia impetuoso sui tetti della città. Le strade brulicano di persone. Non si contano i turisti, stretti in giacconi pesanti, di cui si scorgono solo gli occhi curiosi, spuntare tra berretti spessi e sciarponi di lana. Arriverà la neve. Margherita se lo sente. A dirglielo sono le sue ginocchia. E’ così fin da quando era solo una bambina. È’ così per sua madre ed anche per sua nonna. Il corpo delle donne della sua famiglia avverte i cambiamenti climatici come le statuette di alabastro che cambiano colore suggerendoci di uscire con gli occhiali da sole o con l’ombrello. Quel pensiero le strappa un sorriso. Sorridere è’ diventato più semplice da un anno a questa parte. Già! E’ passato un anno da quando ha preso la sua decisione.
L’ultima sera della vigilia trascorsa da sola nella sua casa, dopo aver sentito il campanello tintinnare, aveva capito cosa fare. Aveva preso carta e penna ed aveva risposto a Luca. <… Credere …: è’ stato così difficile dopo quel che ci è’ successo… Ma stasera è’ accaduto qualcosa di speciale… Le tue parole mi hanno accarezzato il cuore, ma ancora non me la sento di ricominciare. Hai ragione tu quando dici che prima devo inseguire i miei sogni… Devo almeno tentare… Poi … Poi chissà … Se lo vorrà il destino … Sei sempre nei miei pensieri… Sei sempre nel mio cuore… Non bisogna mai sottovalutare la magia dell’amore… Bisogna crederci. Sempre. Intensamente...>
Quante cose sono cambiate in un anno pensa Margherita mentre inforna gli ultimi pandolci e le chiffon cake all’arancia, limone, caffè e cioccolato. Un delizioso profumo si diffonde in tutta la stanza. Il profumo della speranza. Il profumo di casa. Nulla potrà tornare mai come prima, questo Margherita lo sa bene. Ci sono cicatrici che non si possono cancellare, ma finalmente, dopo tanto tempo, sta bene. Sorride serena ed osserva il suo profilo riflesso sullo sportello del forno. Non si è’ mai sentita così bella! Certo non è’ la bellezza pura e senza segni dei vent’anni, ma quella affascinante e consapevole dei quaranta, di chi è’ riuscito a realizzare un sogno con le proprie forze, di chi ha tolto un velo dal cuore ed è si accorge di essere ancora capace di sognare ad occhi aperti. I sogni e la speranza ci mantengono vivi, portano luce. Sono lenitivi. Funzionano meglio di qualsiasi crema miracolosa o di mille sedute dall’estetista. Margherita lo ha imparato a proprie spese. Non bisogna arrendersi mai. È’ difficile. Tremendamente difficile. È’ più semplice lasciarsi travolgere e trascinare via dalla marea. Ma toccare la riva dopo aver nuotato controcorrente è’ impagabile. È’ come rinascere.
Trovarsi in quella città che ha sempre amato attraverso libri, musica e film, farne parte, non le sembra ancora vero. La città dell’amore, come la chiamano tutti. E’ vero! Assolutamente. Anche se lei era ancora sola, sapeva che non poteva essere altrimenti. Parigi è’ la città dell’amore in ogni senso. Non si limita al sentimento che lega indissolubilmente due persone, qui l’amore sgorga da ogni cosa, dai cuori della gente e dall’acqua delle fontane. E’ nell’aria, nei sorrisi, in una parola gentile. Sulla rive gauche, sulla rive droite. Nei nei suoi monumenti. In un bicchiere di vino e nel pan au chocolat. Nei tre baci ed in un abbraccio. Ovunque e sempre. È’ un modo d’essere ed essenza stessa.
Margherita si avvicina alla vetrina e guarda fuori. Strade, negozi e botteghe sono pieni di lucine accese ed addobbi colorati. Manca solo la neve… E lui… Deve dire grazie anche a lui…
Luca… Sempre Luca… Chissà dov’é? Dopo avergli spedito la lettera non lo ha più sentito.
Le mani inguantate infilate nel giaccone, il cappuccio tirato ad incorniciare il viso, Luca cammina pensieroso lungo Rue de Passy.
Era venuta. Lo aveva scoperto controllando il biglietto, ma non era venuta per lui. Era passato un anno da quando aveva ricevuto la sua lettera … Chissà dov’? Cosa sta facendo? Se c’é ancora o se é tornata indietro. Avrebbe potuto rivolgersi ad un’agenzia investigativa, ma non vuole cercarla se lei non vuole essere trovata… Gli manca. La sua assenza fa male. Si è’ buttato a capofitto sul lavoro per pensare il meno possibile. Ma ogni cosa gli parla di lei. Un colore, una risata squillante, un libro trovato sulle bancarelle lungo la Senna, un gusto particolare, un profumo… L’ha persa nel peggiore dei modi, senza combattere.
Gli duole il cuore, la testa ed ogni muscolo del corpo a forza di tenerli contratti… Anche lo stomaco gli fa male… O forse e’ la fame. Non ha neppure pranzato per arrivare puntuale all’appuntamento con un cliente nel sedicesimo arrondissement. Non viene mai in centro, se non per affari. Troppo traffico, troppa gente, troppo romanticismo nell’aria. Preferisce restare nei dintorni della sua azienda su a nord. Ma sono le sei e mezza passate, si sta incamminando verso il parcheggio e non è’ sicuro di arrivarci senza prima svenire dalla fame. È’ perso nei suoi pensieri quando sente un profumo famigliare, di cannella, cioccolato e desiderio.
Spinto da una corrente magica svolta l’angolo tra Rue de Passy ed avenue Mozart, senza neppure accorgersi che stanno iniziando a cadere i primi fiocchi di neve. La vetrina de ”Le p’tit coin de Magali” e’ ricca e luminosa, una meravigliosa e sorprendente rappresentazione teatrale dove torte, biscotti e dolci sono i protagonisti indiscussi. Sembrano gioielli. Vere e proprie opere d’arte bellissime ed invitanti. Ci si potrebbe tuffare dentro. Luca sente un tuffo al cuore provocato da un’ondata di felicità incredula che gli monta dentro. Il suo volto si distende trascinato da un sorriso ampio ed autentico come non gli succede più da tempo.
Margherita sorride mentre sistema sotto l’albero, che svetta vicino alla cassa, una fetta di torta per Babbo Natale ed una tazza di cioccolata calda fumante. Dev’essere tutto perfetto perché lei ha un desiderio speciale da chiedere. E’ stato un anno incredibile ed intenso. Da quando la scorsa vigilia aveva sentito il suono della campanella e’ stato un rincorrersi di sfide vinte e traguardi raggiunti. Non riesce ancora a crederci. Ci e’ riuscita. Ha realizzato il suo sogno. Da sola! Oggi chiude la pasticceria prima. Le ultime consegne le farà direttamente l’indomani, la mattina di Natale. Ha deciso di aprire metà giornata per accontentare chi desidera i suoi pandolci appena sfornati per il pranzo in famiglia e per se stessa, per sentire meno la solitudine.
Margherita è’ immersa nei suoi pensieri quando sente suonare una campanello … Non è’ ancora mezzanotte. Per Babbo Natale e’ ancora presto..
Ci mette un attimo a realizzare che non si tratta del campanello appeso all’albero, ma di quello sistemato sulla porta d’ingresso del negozio. Si gira ed è’ come se il tempo si fosse fermato, come se lei è lui, uno di fronte all’atro, fossero circondati da una gigantesca bolla di sapone. Non sente più niente e sente tutto. Non le è’ mai sembrato così bello. C’è qualcosa di nuovo emeraviglioso sul suo volto… È’ l’ombra di un sorriso ritrovato, autentico e puro. Vorrebbe corrergli incontro, saltargli al collo e stringerlo a se, ma resta dov’è. Farà un passo alla volta. Non ha fretta. È’ felice. Sicura di se ed è nella città dell’amore. Si avvicina a Luca, lo prende per mano, si perde nei suoi occhi carichi di promesse inespresse. Avranno tempo per chiarire, ricominciare, raccontare ed ascoltare.
Ora c’era una sola cosa giusta da fare. Festeggiare con una bella fetta di torta al caffè, amaretto e cioccolato, un soffice abbraccio d’amore senza fine.
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