Giò cammina dritto. Alto, magro, coi i riccioli scuri che gli toccano le spalle larghe e la testa altrove. E’ così perso nei suoi pensieri che ha superato di gran lunga il numero civico che la segretaria dell’agenzia immobiliare gli ha inviato via sms per vedere un appartamento. E’ rientrato da poco a Milano dopo anni trascorsi a Parigi per lavoro. Affonda le mani nelle tasche del vecchio parka militare che non indossa più dai tempi del liceo. L’età dell’oro, della spensieratezza, dei sogni ad occhi aperti, delle risate che partono dalla pancia, degli amori folli, delle grandi passioni e delle scorribande con Luca, il suo migliore amico, il suo punto di riferimento.
Si conoscevano dai tempi dell’asilo. Insieme avevano condiviso tutto, anche se Giò non avrebbe mai immaginato che quel tutto includesse anche Vicky, la sua fidanzata storica, la sua compagna di vita, sua moglie.
Lui e Vicky stavano insieme dal tempo delle superiori, Luca era stato il suo testimone di nozze. Ancora non riusciva a crederci. Ma certe cose non succedevano solo nei film?
L’aveva scoperto al suo rientro. Come se il fatto di esser stato licenziato dopo vent’anni di duro lavoro nella stessa ditta non fosse già abbastanza.
“Non è colpa di nessuno, tu eri lontano…. Ci siamo avvicinati in un momento difficile per entrambi … non volevamo ferirti…. A te teniamo troppo, ma ci siamo innamorati”
La sostanza era questa. Il suo migliore amico e la donna che pensava fosse quella “della sua vita” si erano innamorati e stavano insieme da parecchio tempo, il tutto alle sue spalle.
Bè se era vero che non volevano ferirlo avevano sbagliato strategia di grosso. La rabbia e la delusione gli fanno bruciare lo stomaco, il suo punto debole.
Questa volta si ferma davanti al portone giusto. Il 17 di corso Garibaldi. Ad aspettarlo una ragazza graziosa, ben vestita, affascinante, ma lui non ha alcuna voglia di flirtare. Non ora per lo meno. Si stringono la mano.
Salgono in ascensore, un cubicolo antico e stretto che gli ricorda tanto quelli di Parigi. Scendono all’ultimo piano. L’appartamento é piccolo, ma ben tenuto e ben arredato. La vista sui tetti di Milano e sul Duomo ha un non so che di affascinante e malinconico. Una scala interna porta al solaio ed al terrazzo. Giò ha la metà del tetto, l’altra é della sua dirimpettaia.
La vista da lassù é magnifica. Certo il costo é alto, come per tutti gli appartamenti della zona. Ma al diavolo, Giò ha lavorato sodo per costruire un futuro ed una famiglia con Vicky ed ora si trova con un bel po’ di soldi da parte grazie agli anni trascorsi all’estero. Per un po’ puo’ anche viziarsi, anche se sa che é senza lavoro e sarebbe più saggio risparmiare. Ma é stanco di essere saggio. Lo é stato per tutta la vita, da quando i suoi avevano divorziato ed era dovuto crescere in fretta per fare da mediatore tra i due genitori. Per sua sorella Caterina era stato un padre, così come per suo fratello Tommy. Poi il matrimonio con Vicky, i progetti per il futuro….
Troppi pensieri gli esplodono nella testa. Inizia ad avere un’emicrania. Si strofina le tempie e scende di nuovo le scale per comunicare all’agente che ha deciso di prendere l’appartamento.
Trasloca il 5 maggio, la data del suo anniversario di matrimonio, non poteva scegliere giorno peggiore, ma Max, l’ex fidanzato di sua sorella che fa il corriere, puo’prestargli il furgone e dargli una mano solo nel weekend, quindi prendere o lasciare.
Prende. Ha impacchettato tutte le sue cose, rendendosi conto di non avere poi molto, era Vicky a riempire la casa con ninnoli ed oggetti, il suo profumo e la sua risata…. Giò si impone di non pensare. Lei gli ha lasciato la casa libera ed é andata da Luca. Giò non vuole vederli. Non rivolge più la parola a nessuno dei due. Luca ha provato più volte a chiamarlo, gli ha mandato e-mail ed sms, ma Giò non vuole, non puo’ rispondergli, la ferita é troppo fresca e troppo profonda.
Passa la settimana seguente a mettere in ordine l’appartamento. Muoversi lo aiuta a non pensare. Deve tenersi impegnato. Il proprietario dell’appartamento é un architetto di interni. La casa é moderna e funzionale, progettata per sfruttare al meglio ogni piccolo spazio senza dare un senso di oppressione. Il fulcro dell’appartamento é la cucina. Un’improvvisazione bohémienne che mescola tre stili, industriale, shabby e moderne, creando un insieme armonico . Più la osservava più ne resta affascinato.
Non ha mai amato cucinare, o meglio non ci si é mai messo d’impegno, ci pensava sempre Vicky e a casa era compito di sua sorella Cate, era lei quella brava ai fornelli.
Ogni sera dopo cena Giò si rifugia in terrazzo a fumare una sigaretta. L’aria lassù gli sembra diversa, riesce persino a respirare senza quel senso di oppressione che lo accompagna per tutta la giornata. Fa un ultimo tiro e dopo aver fatto un cenno di saluto alla sua vicina scende di nuovo in casa.
Si chiama Nina ha 29 anni e sta prendendo una seconda laurea. Condivide l’appartamento con Cleo, una vecchia amica che fa la modella e non c’é mai e Vito un amico che ha in gestione un locale in corso Como e la sera é sempre via. Porta occhiali spessi, maglie larghe, le birkenstock ed i capelli corti sempre arruffati, sembra goffa e timida. Si é fermata solo qualche volta a parlare con Giò, giusto per scambiare qualche convenevole di rito per il buon vicinato, ma niente di più. Ogni tanto si incrociano sulle scale, visto che tutti e due non prendono l’ascensore, si scambiano mezzo saluto e via per le rispettive strade.
Un mese esatto dopo il suo trasferimento Giò girovaga lungo corso Garibaldi perso nei suoi pensieri. Non ha ancora trovato un altro lavoro. Non é facile riciclarsi alla sua età, ma soprattutto non é più convinto di continuare a fare quello che aveva fatto negli ultimi 20 anni: il manager frustrato e sempre in tensione.
Cos’altro sa fare? In cosa é bravo? Sunna il sax, ma per passione ed é poco più che un dilettante perché non ha mai avuto tempo per studiare.
Ama correre, lo fa ogni mattina, ma non é un punto di partenza per trovare un nuovo impiego.
Legge, gli piaceva tantissimo ed ora ha tempo per farlo, ma anche questo non lo porterà a nulla se non ad un arricchimento culturale, ma non materiale.
Sta ancora riflettendo quando quando passa davanti al fruttivendolo attaccato a Frida’s, la fiorista. E’ iniziato il periodo delle ciliegie, ne va matto. Sono il suo punto debole. Potrebbe mangiarne a volontà. Ne prende un cestino, poi compra un po’ di verdura. E’ talmente bella che non puo’ résistere.
Passando davanti a Frida’s, prende anche un mazzo di fiori. A Parigi aveva preso l’abitudine di comparne spesso. E’ già passato un mese da quando si é trasferito nella nuova casa e deve festeggiare. Prende le peonie, le preferite di sua sorella. Pensare a lei gli strappa un sorriso.
Si é trasferita a Londra, dove lavora come designer, convive con un ragazzo svedese che ha conosciuto lì ed é in attesa di un bimbo. Ancora qualche mese e diventerà zio. L’ indescrivibile sensazione di gioia che prova é consolatoria, un balsamo per le sue ferite.
Tommy invece é un altro paio di maniche. Ribelle dalla nascita ora lavora come fonico sottopagato in una radio locale, non fa una vita regolare ed ha una vita sentimentale tormentata. Le sue fidanzate non durano mai più di un mese. Somiglia a sua madre, grandi sogni e troppa paura per realizzarli. Suova in una band e secondo Giò ha talento, ma non ascolta i consigli di nessuno e vive ancora in quella fase in cui sente tutto il mondo contro. E’ testardo e sensibile, e Giò nutre dei sospetti, ma li tiene per se, stringe gli occhi accecati dal sole di giugno e si ripromette di chiamarlo appena arrivato a casa.
Invece chiama Cate, ha bisogno di sentire la sua risata, di cose belle e rassicuranti.
“Ciao sorellina come stai? Ho comprato delle ciliegie ed ho intenzione di cucinarle. Cosa posso fare di buono?”
Cate ride.
“Ciao fratellone. Noi stiamo bene. Il tuo nipotino o la tua nipotina si inizia a far sentire. E’ un’emozione indescrivibile. Vorrei tanto che fossi qui”.
Giò sorride e le promette di andare a trovarla a luglio.
“E’ iniziato il periodo delle ciliegie eh? Bè ci sono mille modi per cucinarle, ricette dolci, salate, frullati… dipende da cosa vuoi fare? Se vuoi qualcosa di consolatorio allora ti consiglio il clafoutis di ciliegie, oppure la cheesecake visto che da quelle parti inizierà a fare caldo. Comunque basta usare un po’ d’ingegno, estro e fantasia. La cucina è tutto qui. Pensa a cosa ti piacerebbe mangiare e poi inventa. Non esiste niente di più bello! Ricordi quando preparavamo insieme le cene ed i pranzi di compleanno? Ricordi quando preparavamo la festa per Tommy? Il clafoutis non mancava mai! Ne facevamo sempre due perché uno lo facevate fuori te e Luca….. oh é…. Non volevo… Perdonami, sono un’idiota...”
Ogni volta che sente il nome dell’amico per Giò é come incassare un pugno nello stomaco.
“Non ti preoccupare Cat, non fa niente. E’ normale che il suo nome salti fuori. Stai tranquille” riponde Giò per rassicurare la sorella, ma il sorriso si é spento sul suo volto affascinante.
“Giò tu come stai?… Davvero?”
Come sta? Non se lo chiede. Non vuole saperlo. Non vuole fermarsi per avere il tempo di rifletterci. Male, malissimo, sarebbe la risposta giusta. Ma non vuole sentirla.
Si sforza di sorridere e risponde:
“Come uno che ha un disperato maledetto bisogno di un cafloutis!”
Passa la giornata ai fornelli. Scarica qualcosa da internet e ci mette un po’ del suo. In cucina sembra che sia passato un uragano. Il dolce cuoce in forno e Gio inizia ad allestire una tavola sul terrazzo. Mentre porta fuori un vecchio tavolino scrostato in legno che fa molto vintage, la vede.
Maglia larga, leggins, birkenstok, occhiali e capelli arruffati. Gli fa tenerezza. Sempre sola, sempre seria e sempre china sui libri. Senza pensarci si avvicina alla ringhiera che divide i due terrazzi:
“Non fraintendermi, il mio non è un invito galante, ma ho comprato una marea di ciliegie, mi sono messo ai fornelli e temo di aver cucinato per un esercito. Ti andrebbe di cenare con me, altrimenti mi toccherà buttar via un sacco di roba. O se preferisci te la passo da qui e la mangi in pace a casa tua”.
Giò si pente dell’invito nel momento stesso in cui lo sta formulando. Non vuole sembrare invadente e soprattutto non vuole essere frainteso. Ha voglia di compagnia, questo é certo, ma non di una compagna, non ancora almeno.
E’ troppo tempo che sta da solo, ma non ha voglia di nient’altro, per il momento.
Non pensa che la vicina sia interessata a lui, ma non vuole neppure dare l’impressione di esser lui quello interessato, perché non é così.
Ha solo voglia di un amico con cui parlare… ha voglia di parlare con Luca, ma non puo’, non vuole. Per lui é un capitolo chiuso, un capitolo doloroso.
E’ talmente perso nei suoi pensieri che quasi non sente la vicina dire di sì con voce incerta ed un sorriso timido.
Giò non vuole strafare ne dare l’idea di una cena romantica. Ha messo sul tavolino una tovaglia a quadretti bianchi e rossi, portato su due sedie spaiate e sistemato qualche candela qua e là per creare dei punti di luce. Poi ha acceso qualche lanterna ed una fila di lampadine che aveva comprato a Parigi e che fa molto vecchio Bistrot.
Ha portato su anche il carrello delle vivande e lo stereo. Si é vestito in modo informale, jeans ed t-shirt bianca a mezze maniche. I capelli, sempre più lunghi, trattenuti da una coda disordinata. E’ incosapevolmente ed irrimediabilmente sexy.
Quando Nina suona il campanello Giò sta sistemando gli ultimi dettagli. Si guarda intorno. Se l’intenta era quello di non creare un ambiente romantico ha miseramente fallito.
E’ tutto perfetto, bellissimo e decisamente troppo romantico. Giò scende le scale di corsa imprecando per non aver il tempo di cambiare qualcosa.
Apre la porta e resta senza parole. La ragazza davanti a lui indossa un abbigliamento casual, almeno quanto il suo, ed é bellissima.
Indossa una salopette di jeans che le arrivava una spanna sopra il ginocchio, una magliettina bianca che fa risaltare l’abbronzatura rimediata grazie alle ore passate a studiare sul tetto. Ai piedi porta delle AllStar alte. I capelli sono pettinati alla garçonne e gli occhiali sono scomparsi rivelando dei bellissimi occhi azzurri. Ed il sorriso, il suo sorriso é meraviglioso. Un trionfo.
Lei gli porge una bottiglia di vino e lui la invita ad entrare.
E’ solo una cena tra vicini si impone di pensare Giò, ma non riesce a togliersi quel sorriso dalla testa..
Il suono del timer del forno rompe l’atmosfera e da a Giò un valido motivo per distrarsi. Controlla che il clafoutis di ciliegie sia pronto e lo appoggia sull’isola per lasciarlo intiepidire.
“Che meraviglia!” La voce di Nina é musica. Il profumo del dolce e’ invitante e seducente, come una promessa sospesa nell’aria.
Giò si mette all’opera per preparare il primo, un gustoso risotto con le ciliegie, una pura invenzione, non lo aveva mai cucinato ne tantomeno assaggiato da qualcuno. Ama le ciliegie e vuole che siano le protagoniste di tutta la cena. D’altro canto l’aveva detto sua sorella che la buona cucina è fatta di esperimenti e fantasia. Spera solo che non sia un disastro.
Nina si offre di aiutarlo ed inizia ad affettare i sapori. Gio apre il vino e lo versa in due bicchieri. Nina prende il calice e ne beve un sorso. Senza le magliette enormi che indosa sempre ed un libro incollato al naso é molto meno timida. Ha anche uno spiccato senso dell’umorismo. E’ vitale e stimolante. Pericolosa. Gio cerca di concentrarsi sul risotto. Offre a Nina due cracker alla farina di mais che ha preparato nel pomeriggio e quando é tutto pronto salgono sul tetto.
Nina rimane a bocca aperta.
“Hai fatto un lavoro straordinario” dice sedendosi a tavola, “se questo risotto è tanto buono quanto bello, puoi aprire un home restaurant qui sul tetto”. Il suo sorriso illumina la notte.
Il risotto é magnifico. Il dolce delle ciliegie si sposa a meraviglia con il gusto particolare e delicato del riso il tutto esaltato dalla presenza delle noci pecan caramellate.
Nina e Giò lo gustano fino all’ultimo chicco. La conversazione scorre come il vino che va giù tra un boccone e l’altro, tra una risata e l’altra.
Nina ha in testa mille progetti, la laurea, viaggiare, scoprire nuovi posti e nuove culture. Ha voglia di vedere il mondo, é rimasta confinata a Milano per troppo tempo. Per studiare ha rinunciato a molte cose, una relazione stabile, vita mondana, amicizie ed ora che la seconda laurea é alle porte é stufa di strarsene rintanata tra libri ed appunti. Vuole spiccare il volo prima che sia troppo tardi. Il suo entusiasmo é contagioso.
Giò é tornato indietro almeno di una decina d’anni. Lei ascolta rapita i dettagli delle sue esperienze all’estero e lo travolge con mille domande su Praga, Parigi, New York, Vienna, Stoccolma, Londra. Giò é stato in mille posti e solo ora, parlandone con Nina, si rende conto di che bagaglio culturale ed emozionale abbia accumulato in tutti questi spostamenti. Piatti tipici, posti caratteristici, usi e costumi a cui non ha fatto caso gli tornano tutti in mente ed escono dalla sua bocca come da una magica cornucopia piena di ricordi. Lei lo ascolta affascinata, i gomiti appoggiati sul tavolo, le mani che le sorreggono il viso, gli occhi persi in quelli di Gio, ad esplorare mondi lontani.
Giò scende a prendere l’insalata che ha preparato con ciliegie, taccole ed altre verdure di stagione condita solo con una goccia di olio e di lime.
La sua insalata surrealista, come l’ha battezzata perché nata dal puro istinto, da una mera rappresentazione del suo pensiero, che in questo momento non é per niente influenzato dalla ragione o dal senso estetico, é di altro successo. L’assaporano bevendo un’altra bottiglia di ottimo vino che Nina ha preso a casa sua scavalcando la ringhiera che divide i due terrazzi. Giò crede che stia dando fondo alla riserva del suo coinquilino Vito che come ristoratore deve avere un’ottima conoscenza in materia.
Chiacchierando al chiaro di luna arriva il momento del dolce. Gio seguendo un impulso ed una creatività che non sapeva d’avere, si é cimentato non solo nel clafoutis di ciliegie in versione light con latte e panna di cocco, ma ha ha preparato anche una cheesecake senza formaggio, perché é intollerante ai latticini. Ha usato frutta fresca e noci di macadamia, come faceva la sua Cate per la sua festa di compleanno.
“E’ tutto delizioso” osserva Nina servendosi un’altra porzione di dolce “Al di là di ogni più rosea aspettativa. Hai un dono caro Giò e fossi in te non lo trascurerei”
Ripensandoci solo ora Giò si rende conto anche di quanto preziose siano state le ore passate a dare una mano a sua sorella in cucina. Probabilmente l’estro tra i fornelli era un dono di famiglia.
Di quante cose non si era reso conto fino ad allora, concentrato com’era sul lavoro e sulla carriera. Per tutta la vita si era posto l’obiettivo di costruirsi un futuro ed una sicurezza economica ed aveva perso i piccoli dettagli quotidiani, quelli più importanti. Quante cose aveva dato per scontate. Se solo se ne fosse reso conto prima…, forse Vicky sarebbe ancora al suo fianco. La consapevolezza che la colpa sia stata anche sua, lo travolge come una sferzata di vento. Nina sembra percepire il suo cambiamento d’umore.
“Cosa c’è? Ho detto o fatto qualcosa che non va?”
“Sono io che non vado. Ho vissuto concentrato su un obiettivo per gran parte della mia vita e ho perso lungo la strada le cose più importanti, la donna che amavo, il mio migliore amico, la mia famiglia, il divertimento, la serenità. I posti, le esperienze meravigliose che avrei potuto fare durante i miei viaggi, mi passavano sotto il naso incollato ostinatamente al mio blackberry. Il lavoro prima di tutto, e poi? Poi si resta con un pugno di mosche e troppi rimpianti. Vai Nina, viaggia, fallo con il naso per aria, senza guide, senza distrazioni, con gli occhi ed il cuore aperto. Osserva tutto quello che ti circonda, fai tante foto, conserva le immagini nella memoria. Vai alla scoperta dei piccoli borghi, di posti inesplorati, sii curiosa, fai tante domande, non ti accontentare di una conoscenza superficiale. Entra dentro alle cose e lascia che entrino dentro di te sotto forma di emozioni. Emozionati. Sempre”.
Giò butta fuori tutto di getto. Riversa le sue emozioni sul tavolo insieme ai dolci, liberandosi di tutta l’amarezza accumulata negli ultimi tempi. Quando finisce si sente svuotato, più leggero.
Nina lo ascolta in silenzio, gli spendidi occhi azzurri appena appannati dal vino persi nei suoi. Un abbozzo di sorriso. Un candore irresistibile.
Deve resistere con tutto se stesso all’impulso di baciarla. Quello é il momento perfetto. Lei é perfetta. Aperta alla vita, all’amore.
Ma non lo fa. E’ solo una cena tra amici, si ripeté tra se. Nina é pronta a spiccare il volo e lui non vuole diventare le radici che l’avrebbero ancorata a terra. Non per ora, almeno. Avrebbe aspettato. Aveva tempo. Una nuova vita da iniziare. Nuove pagine da sfogliare. Deve solo capire da dove iniziare.
Nina si alza traballante. Hanno bevuto entrambi parecchio. E’ ancora a cavalcioni sulla ringhiera che separa i terrazzi pronta a congedarsi quando Giò, che sta sparecchiando, le chiede:
“Ehi aspetta! Abbiamo parlato per ore e non mi hai neppure detto in cosa sei laureata ed in cosa ti stai per laureare…”
Nina sorride e le stelle si accendono sul suo volto: “Sono laureata in scienze e culture gastronomiche e sto per laurearmi in viticolura ed enologia”.
Poi rincasa lasciando Giò senza parole, solo nella notte tiepida con le bottiglie vuote ancora in mano.
Ed allora che l’idea lo travolge come un lampo. E come tutte le idee migliori, arriva così, inaspettata, folle e carica d’entusiasmo. In fondo gliel’ha suggerita proprio Nina. Gio sorride, uno di quei sorrisi che vorremmo mettere in un barattolo e portare sempre con noi per tirarlo fuori nei momenti di sconforto. E’ un sorriso pieno di speranza, vita e voglia di ricominciare.
E’ il sorriso della rinascita.
“Le temps des cerises” inaugura il 5 giugno dell’anno seguente. A Milano non si parla d’altro, se non dell’home restaurant sul tetto inaugurato da un ex dirigente che ha scoperto di avere una vocazione per i fornelli. Giò é diventato più famoso di Julia Child, Nigella Lawson o Carlo Cracco.
In un anno la sua vita é cambiata radicalmente. Ha aperto un blog e si é gettato a capofitto nell’impresa scoprendo di avere un talento di cui non aveva mai sospettato nulla e cercando di non perdersi neppure il più piccolo dettaglio della sua nuova vita.
La sera dell’inaugurazione c’ é caldo, ma soffia una brezza leggera. Tutto é pronto. Tra i tanti menù che ha sperimentato durante l’anno Giò ha deciso di proporre quello che aveva scelto per la sua prima cena, quella con Nina. Risotto con ciliegie e noci pecan, insalata surrealista, cheesecake e clafoutis sono già pronti. Ha preparato anche i cracker al mais. Vuole che sia tutto perfetto come quella magica sera di un anno prima.
Intorno a lui le persone che ama. La sua Cat sta sistemando le ultime cose facendo il solletico al piccolo Noel, la gioia dello zio, che torride beato in braccio a suo padre. Più in là, ad osservare la scena sorridendo, c’é suo fratello Tommy bello come non mai che, con una nuova consapevolezza di se ed il suo compagne Matteo. Sul volto la serenità che gli era sempre mancata.
In fondo, in un angolo come pesci fuor d’acqua, ci sono anche Luca e Vicky. No le cose con loro non sono tornate come prima, non sarebbero mai più tornate come prima, ma hanno fatto parte della vita di Giò per troppo tempo per escluderli per sempre.
Manca solo lei.
L’iphone di Giò vibra. Lo prende. Su whatsapp é arrivato un nuovo messaggio di Nina. Uno al giorno, 365 giorni di emozioni.
E’ seduta davanti a Shakespeare&Co al 37 di rue de la Bûcherie a Parigi. Tiene in mano lo spago di un palloncino rosso a forma di cuore.
Nel messaggio c’é scritto
“Ho spalancanto gli occhi sul mondo e nelle vite degli altri ho trovato tante emozioni. Poi ho guardato dentro al mio cuore ed ho trovato te”
Giò sorride mette il cellulare in tasca insieme ad un biglietto aereo per Parigi.
Il tramonto sui tetti di Milano tinge di rosa la serata. Gio abbraccia con lo sguardo ogni minimo dettaglio, si prende tutto il tempo necessario, non vuole perdersi neppure un istante della sua nuova vita. I primi invitati iniziano ad arrivare. Sua sorella gli fa cenno di raggiungerli.
Gio morde una ciliegia, prende una bottiglia di champagne e si prepara a brindare alla sua nuova vita.
Se leggendo volete ascoltare la canzone che da il titolo al racconto cliccate su Take me to church – Hozier