Candidi come la panna, soffici come zucchero filato, luccicanti come piccoli cristalli e meravigliosi come le stelle. Puo’ restare tutto il giorno ad osservare cadere i fiocchi di neve, ma la piccola Bianca deve tornare a casa per la vigilia di Natale.
Una festa che sa di profumo di pandolce, crostata d’uva, ricotta e cannella, e biscottini pandizenzero, e di tutte le altre cose buone che la mamma e la nonna preparano ogni anno per lei. Alla bimba brontla lo stomaco al solo pensiero di tutte le cose buone che l’aspettano a casa.
Se chiude gli occhi per un secondo vede la tavola imbandita, il grande albero addobbato, il fuoco scoppiettante nel camino e tanto amore nell’aria. Sospira felice, si cala meglio il cappello di lana sulla fronte, si stringe nel cappotto e riprende il cammino verso casa.
Sta iniziando ad imbrunire, ma lei ha voglia di camminare ancora un po’ sotto la neve. Imbocca il sentiero più lungo.
Saluta i negozianti pronti a tirare giù le saracinesche per andare a casa a festeggiare. Ormai sono quasi tutti chiusi. Il fruttivendolo, prima di portare dentro le ultime cose, le regala un grappolo d’uva, con chicchi enormi e succosi.
Bianca ringrazia felice e riprende il cammino saltellando da un piede all’altro.
La nonna le ha sempre detto che l’uva a Natale porta fortuna.
Una luce in fondo alla strada, ad un incrocio solitario, attira l’attenzione della piccola e la sottrae ai suoi pensieri.
Bianca, come tutti i bambini, é incredibilmente curiosa.
Si avvicina attirata dalla luce come un’ape dai fiori.
Seduta in un angolo sopra una coperta a scacchi rossa, verde e blu c’é un’anziana signora.
Dietro di lei una casa dai vetri rotti. Dentro silenzio e buio.
La donna é avvolta in uno scialle grigio di lana coperto di fiocchi di neve, come i suoi capelli che si mimetizzano sotto i candidi cristalli.
Gli occhi, piccoli, azzurrissimi, circondati da un reticolo di rughe, la osservano con la stessa vivacità di quelli di un bambino.
Davanti a lei una cassa di legno rovesciata, sopra un libricino con la copertina in pelle consumata, una piccola bacca rossa di vischio ed una ciotola con poche… pochissime monete.
La piccola si avvicina cauta e dopo un primo momento di imbarazzo le sorride.
La sua attenzione é rapita dal libricino.
“Cos’è?” le chiede indicandolo.
“Un viaggio nei ricordi” risponde la donna con voce sottile.
“Mi piace viaggiare nei ricordi. Sempre. Oggi in modo particolare. Sono pochi quelli belli. Sono l’unica cosa che nessuno potrà mai portarmi via” aggiunge sorridendo, ma con un velo di tristezza.
Bianca non ha nulla nelle tasche, così decide di regalarle l’unica cosa che stringe tra le mani, il grappolo d’uva.
La donna le sorride, un sorriso luminoso, sincero ed autentico. Prende il grappolo, stacca un chicco lo avvicina alla bocca, susurra qualcosa di incomprensibile e lo restituisce alla piccola.
“Prendilo, è un chicco speciale, è magico. Puoi esprimere cinque desideri e si avvereranno tutti, ma bada non uno di più, dopo il quinto la magia si esaurisce e non potrai più cambiare idea”.
La piccola si toglie il guanto di lana e prende il chicco titubante . La mano della donnina é ghiacciata.
Bianca osserva il frutti che le ha offerto l’anziana signora. E’ grosso succoso e verde, non le sembra diverso dagli altri.
Lo infila in tasca e ringrazia la mendicante.
Le dispiace lasciarla lì al freddo, sotto la neve. Sola.
“Vieni a casa mia con me” le propone d’istinto.
La donna scuote la testa, qualche fiocco di neve si stacca e cade sulla coperta.
“Grazie, ma devo restare qui”.
“E cosa fai qui?” chiese Bianca.
“Aspetto” risponde l’anziana.
“Cosa?”
La donna alza le spalle e senza aggiungere altro le sorride.
La bimba, a malincuore, riprende il cammino, si gira qualche volta e vede l’anziana già persa nel suo mondo con il naso infilato nel libricino dei ricordi.
Chissà chi é quella strana signora? Com’era quando era bambina come lei? Come mai é tutta sola?
E’ a più di metà strada persa nei suoi pensieri quando inizia a nevicare più forte, i guanti di lana così come il cappello, iniziano a bagnarsi.
Li toglie, li lega alla cintura. Tira su il cappuccio del cappotto rosso ed infila le mani in tasca.
Eccolo lì, pieno e rotondo, il chicco d’uva.
Lo tira fuori e lo osserva: é diventato d’oro e caldo, é vivo, pulsante.
Spaventata lo lascia cadere sulla neve. Fa un suono sordo. Pentita si butta in ginocchio a cercarlo. Lo individua subito, é circondato da un alone di luce. Lo raccoglie e lo tiene tra le mani giunte. Brilla.
Cinque desideri. Bianca ricorda le parole della mendicante.
Chiude gli occhi e non ci impiega più di un secondo ad esprimere il primo.
Quando li riapre si ritrova all’interno di una baita di montagna.
Dentro luci e pacchi colorati. In un angolo un tavolo pieno di letterine ed un camino scoppiettante grande come un armadio.
Guarda fuori dalla finestra e le vede. Saetta, Ballerino, Guizzo, Schianto, Cometa, Cupido, Tuono, Lampo, Rufus e Rudolph, accoccolate vicino ad una grande slitta.
Sul volto di Bianca si allarga un enorme sorriso, le sue guance si colorano di rosso. Se ci sono loro dev’esserci per forza anche lui.
“Oh Oh Oh Ohhhhh!!!!” una voce tonante alle sue spalle la fa girare di scatto. E’ enorme, alto ed imponente, con una barba bianca lunghissima e folte sopracciglia. Sul nasone a patata un paio di occhiali rotondi. E’ vestito di rosso e sulla testa ha il cappello con il pon pon. E’ come l’ha sempre immaginato. Identico a quello che ha a casa sotto l’albero.
Babbo Natale si avvicina:
“Ciao Bianca. Benvenuta nella mia baita!”
“Tu sai come mi chiamo?”
“Certo! Io so come si chiamano tutti i bambini che mi scrivono. Ho una grande memoria sai? E’ una lista molto lunga, ma se mi dimentico qualcosa mi aiutano le renne, loro si che hanno una memoria da elefante, anche se naturalmente sono renne, con gli elefanti a consegnare ci metterei molto di più. Emh ma forse ti sto confondendo le idee, in realtà mi sto confondendo anche io! Oh Oh Oh Oh!”
La sua risata é tonante.
Babbo Natale prende Bianca per mano e le fa visitare la baita ed i dintorni. Le spiega che durante tutto l’anno programma la notte delle consegne. Le renne si allenano ogni giorno per esser più veloci a fare il giro del mondo in una notte. Lui anche. Riposa e si allena a giorni alterni.
Poi sotto Natale, aiutato dagli elfi, si organizza per la Vigilia.
Offre alla piccola un bicchiere di latte caldo e le dice di star tranquilla, ha ricevuto la sua letterina ed ha già impacchettato tutto.
“C’è qualcos’altro che desideri? Una bambola, un vestitino, un gioco nuovo?”, le chiede premuroso.
La piccola non ci pensa su neppure un attimo. Si mette in punta di piedi per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
Lui la guarda sorridendo e le risponde: “Vedrò cosa posso fare”.
Poi i contorni della baita iniziarono a svanire e la piccola si ritrova sola sotto la neve.
Prende ancora tra le mani il chicco magico, lo avvicina alla bocca ed espirme il secondo desiderio.
L’aria si fa un po’ meno fredda. Si ritrova in un paesino sconosciuto, anche qui é la notte della Vigilia, in giro non c’é nessuno, dentro le case si initia a festeggiare. Raggiunge una piazzetta, al centro una fontana ghiacciata. Seduta sul bordo una bimba gioca con qualche ramoscello e dei sassolini. Ha un’aria terribilmente triste. Alza lo sguardo e Bianca la riconosce subito con quegli occhi azzurrissimi ed intelligenti.
I suoi vestiti sono lisi, i capelli arruffati e la pelle bruciata dall’arsura. Bianca si avvicina. La piccola la guarda schiva e scappa lungo un vicolo. Bianca la insegue. Dopo una breve corsa la bimba si ferma bruscamente e si volta arrabbiata:
“Cosa vuoi da me?”
Bianca sopresa, resta colpita dal tono aspro della piccola.
“Chi sei?”
“Tu chi sei e cosa vuoi?” insiste l’altra serrando i pugni lungo i fianchi
“Io…cioè tu.…” si impappina Bianca titubante.
Poi prende coraggio ed aggiunge
“Come ti chiami e cosa ci fai in giro da sola a quest’ora della Vigilia?”
“E che ti importa? Mi chiamo Lucia, ma mi piace farmi chiamare Lucy. Sono sempre sola, non solo alla Vigilia di Natale, i genitori non li ho e mi hanno affidato ad una famiglia che mi detesta, ma appena posso me ne vado. Non mi piace stare con loro e a loro non piace stare con me. A Natale mi lasciano sola in casa per andare a festeggiare con gli amici ed io scappo, spio il Natale degli altri perché io uno mio non l’ho mai avuto e mai ce l’avrò”.
Dopo aver sputato fuori tutta la verità la piccola con le lacrime che le rigano gli occhi fugge via.
Bianca resta immobile. Non riesce a concepire un Natale senza amore, ma la tristezza che ha letto negli occhi di Lucy l’ha lasciata senza parole.
Improvvisamente i contorni dei vicoli stretti del paesino iniziano a svanire.
Bianca prende il chicco dalla tasca, brilla ancora anche se il luccichio si é un po’ attutito. Lo avvicina al viso ed esprime il terzo desiderio.
E’ ancora la notte della Vigilia. Riconosce il posto. Nevica. Davanti a lei la casa con i vetri rotti che ha visto alle spalle della vecchina.
Solo che i vetri sono integri. Dentro una flebile luce, l’arredamento é povero e trascurato. C’é una donna sulla sessantina, parla al telefono, dalla voce non sembra triste, ma ha il volto rigato dalle lacrime. Dopo un po’ posa il ricevitore e si volta. Bianca sa chi é. Lucy prende un cappotto consunto, lo stringe in vita ed esce. Bianca la segue fino ad una panchina dove la donna si lascia cadere sotto la pesantezza della vita. La bimba la raggiunge e si siede al suo fianco. La donna si volta un attimo si asciuga gli occhi azzurri più velati, ma sempre vividi e la guarda.
“Anche tu sola alla vigilia di Natale eh piccola?”
Bianca non dice nulla e continua ad osservarla.
La donna guarda davanti a se e seguendo un bisogno insopprimibile continua a parlare:
“Ci farai l’abitudine vedrai. Per me non è il primo e neppure l’ultimo. Quando ero piccola mi ero ripromessa che nella vita avrei avuto delle belle feste di Natale anch’io come tutti gli altri. A sedici anni sono andata via di casa e ho trovato un lavoro. Ho lavorato sodo per mantenermi finché non ho incontrato lui, bello, brillante, benestante. Quando mi ha chiesto di andare a vivere insieme ero al settimo cielo. Ecco arrivato il momento di costruire una famiglia e festeggiare il Natale mi ero detta”.
Tira fuori dalla borsa il libretto dei ricordi ancora integro e mostra a Bianca la foto di una coppia felice.
“Sono rimasta subito incinta. Lui si è spaventato ed è fuggito lasciandomi sola. Mi sono rimboccata le maniche per dare a mio figlio un futuro migliore del mio. Ho accettato ogni lavoro possibile, ma senza studiare e senza qualifiche è stato davvero difficile. Tutti lavori in nero e nessun contributo versato per uno straccio di pensione. Con i soldi guadagnati però sono riuscita a mandare mio figlio in un buon collegio e a farlo studiare”.
Le mostra un’altra foto, di un bimbo in divisa, dallo sguardo non sembra particolarmente felice.
“Lui non è mai venuto a Natale perchè non volevo fargli vedere come vivevo, lo stato di povertà della nostra casa e poi spesso lavoravo anche a Natale. Quando lo andavo a trovare mettevo un abito nuovo, preso a noleggio, andavo dal parrucchiere e gli facevo credere che me la passassi bene, anche se non era così. Poi mio figlio è cresciuto ha vinto una borsa di studio ed è partito per l’America dove si è laureato, innamorato e sposato. Ha due bambine”, le racconta mostrandole orgogliosa l’immagine delle piccole, “Ogni tanto mi manda qualche foto, ma non è più tornato. Ogni anno mi dice che verrà a Natale, ma poi mi chiama per inventarsi qualche contrattempo, qualche scusa. Lo so che pensa che da piccolo io l’abbia abbandonato e mi odia per questo, non sa tutta la verità e da me non la saprà mai. Per quel che ne so è felice con la sua famiglia in America e questo mi basta. Io tra un po’ non riuscirò più a lavorare, non potrò più pagare l’affitto, ma a lui non lo dirò, non voglio pesare sulla sua felicità. Me la caverò in qualche modo”.
Bianca é rimasta immobile ad ascoltare tutto il racconto senza fiatare. I contorni di Lucy iniziano a svanire. Le restano solo due desideri.
Lucy ha avuto un’infanzia infelice che ha influenzato tutta la sua vita.
Bianca chiude gli occhi prende il chicco ed espresse il quarto desiderio.
A poco a poco, la neve svanisce, sostituita da un mite paesaggio costiero. Sa già dove si trova, c’é già stata tante volte. Accosta lo sguardo ad una finestra, si sporge e senza farsi vedere, spia all’interno di un appartamento che conosce bene. Ed eccola lì, più o meno deve avere la sua età, le somiglia, nello sguardo, nella dolcezza e nel sorriso. Sua mamma si aggira per la cucina della nonna insieme ad i suoi zii. Sono dei bellissimi bambini. In casa si respira un’atmosfera di gioia e d’amore, quella che ha sempre respirato lei da quando é venuta al mondo. Nonna, molto più giovane e sempre bella, sta cucinando il cenone della Vigilia aiutata dalle sue piccole donne. Dalla finestra accostata arrivava un delicato profumo di cannella. Una crostata con l’uva e la ricotta stava cuocendo nel forno. La zia e sua madre stanno decorando gli omini pandizenzero da appendere all’albero. L’aria é serena e colma di sorrisi.
Sua mamma ha avuto un’infanzia felice, lei ha un’infanzia felice, va tutto bene e tutto sarebbe andato bene. Sospira e mentre il profumo di cannella svenisce insieme ai contorni della finestra della casa dei nonni, Bianca prende dalla tasca il chicco d’oro che ormai non brilla quasi più. Le resta un solo desiderio.
Chiude gli occhi. Non sa cosa fare. Vuole tornare subito a casa, ma desidera tanto anche un’altra cosa. Però ha paura che un desiderio possa escludere l’altro, teme di non poter più tornare indietro.
Cosa fare? Pensa stringendo il chicco nella mano. Quando apre gli occhi e le dita il chicco era tornato verde e freddo. Non brilla più. Intorno a lei ancora neve.
Cosa é successo?
Poco a poco, passato il panico iniziale, torna ad orientarsi.
A guidarla verso casa un inconfondibile profumo di cannella. E’ poco distante da casa sua, ma questo significa che l’altro desiderio non é stato esaudito.
Trattenendo il fiato Bianca corre indietro. Arriva all’incrocio dove ha incontrato la nonnina con il fiato corto ed il batticuore.
Lei non c’é, nessuna coperta, ne alcyne cassa di legno, ma le finestre della casa sono integre ed illuminate.
Bianca si avvicina titubante e sbircia dentro.
Un grande albero addobbato troneggia al centro di una stanza ben arredata. Intorno ad un tavolo imbandito, due bambine che avranno circa la sua età, la loro mamma, il papà ed una nonnina. Non ha più lo scialle grigio sulle spalle, ma un bel vestito, i capelli raccolti e gli occhi azzurri colmi di felicità. Tutti ridono, parlano serenamente e si scambiavo i regali. La donna non aveva più tra le mani il libricino dei ricordi, perché i ricordi migliori sono tutti intorno a lei.
Bianca sorride e con il cuore che scoppia di gioia corre finalmente verso casa.
Aiuta la mamma, i nonni, gli zii e i cuginetti ad apparecchiare la tavola e preparare la cena, com’é tradizione a casa sua.
Poi va dal grande Babbo Natale sotto l’albero e gli sussurra all’orecchio “Grazie di cuore”.
Infine, soddisfatta, si siede insieme alla sua famiglia.
Quando tagliano la torta di uva ricotta e cannella, a lei, come sempre, tocca il centro. Mentre sta addentando l’ultimo boccone con un chicco grande e succoso, le sembrò per un attimo che luccihi.
Sorride consapevole che nessun regalo al mondo potrà renderla più felice. Perché il Natale è casa, perché il Natale è famiglia, perché il Natale è speranza, perché il Natale è amore.
Buona feste a chi non smette mai di amare, sperare e credere nelle Favole di Natale!
< Questa favola è dedicata alla piccola Bianca, con l’augurio che ogni Natale della sua vita sia pieno di gioia e d’amore >
Se vuoi ascoltare la canzone clicca su I’ll be home for Christmas – Smokey Robinson & the Miracles
[…] Se questa favola vi é piaciuta e volete leggere un altro dei miei racconti di Natale cliccate QUI […]